1100: un nuovo Re per Gerusalemme
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Gli infedeli, presi dalla sorpresa e dallo stupore, non ebbero neanche il coraggio di difendersi e fuggirono, alcuni tra le rocce scoscese, altri verso le loro navi; molti vennero uccisi o catturati, alcuni morirono affogati, molti precipitarono dalle rocce. La carneficina durò tutto il giorno; poi i cristiani trascorsero la notte sul campo di battaglia, dividendosi il bottino ed i prigionieri. Il giorno dopo attraversarono il valico senza trovare un solo nemico.

Baldovino, continuando la sua marcia lungo il mare, superò le città di Beirut, San Giovanni d'Acri e Cesarea; il terzo giorno arrivò a Giaffa, dove la notizia della sua vittoria lo aveva preceduto e dove fu ricevuto come il successore di Goffredo. Quando si avvicinò a Gerusalemme, il popolo ed il clero gli vennero incontro e, lodando il Signore, salutarono solennemente il loro nuovo Re e lo portarono in trionfo alla Chiesa del Santo Sepolcro. Mentre Gerusalemme era così felice, il Patriarca protestava per l'arrivo di Baldovino e, ritenendo di non essere al sicuro presso la tomba di Gesù Cristo, si ritirò in silenzio sul monte Sion, come se cercasse rifugio dai suoi persecutori.

1100: le prime spedizioni del Re Baldovino

Baldovino di Boulogne era ansioso di iniziare il suo regno con una gloriosa impresa. Rimase una settimana a Gerusalemme a prendere possesso del governo, poi riunì i suoi cavalieri e con loro partì in cerca di nemici da combattere e di terre da conquistare.

Si presentò ad Ascalona, ma il posto sembrava pronto a difendersi con vigore ed i cristiani non potevano assediarla. Baldovino diresse quindi la sua marcia verso i monti della Giudea. Gli abitanti di questa regione avevano spesso maltrattato e derubato i pellegrini di Gerusalemme e, temendo l'avvicinarsi dei guerrieri cristiani, si nascosero tutti nelle grotte.

Per farli uscire dai loro rifugi, venne escogitato un trucco; parecchi capi musulmani, ai quali erano stati promessi dei tesori, si azzardarono a comparire davanti Baldovino che li fece subito decapitare; poi fece accendere all'ingresso delle grotte, erica ed erba secca e presto una folla miserabile, spinta dalle fiamme e dal fumo, uscì ad implorare la misericordia dei soldati della croce.

Baldovino ed i suoi compagni continuarono il loro cammino verso la terra di Hebron e scesero nella valle dove un tempo sorgeva Sodoma e Gomorra e che ora era piena delle “onde salate del grande lago di asfaltite” (Mar Morto).

Lo storico Foulcher di Chartres, che accompagnava Baldovino, descrive a lungo il Mar Morto: “L'acqua è così salata che né i quadrupedi, né gli uccelli la possono bere; io ne ho fatto esperienza: sceso con il mio mulo sulla riva del lago, ho assaggiato l'acqua che ho trovato amara come l'elleboro”.

Seguendo la costa meridionale del Mar Morto, i guerrieri cristiani giunsero ad una città che le cronache chiamavano Suzume o Ségor; tutti gli abitanti erano fuggiti, con l'eccezione di alcuni “uomini neri come la fuliggine” che i cristiani non si degnarono di interrogare e disprezzarono come “la più meschina erba del mare “.

Al di là di Ségor iniziava la parte montuosa d'Arabia. Baldovino, con i suoi seguaci, attraversò diverse montagne le cui cime erano coperte di neve; spesso le sue truppe non ebbero altro riparo che le grotte; si cibavano solo della carne degli animali selvatici e bevevano l'acqua pura delle sorgenti.

I soldati della croce con rispetto visitarono il Monastero di Sant'Aronne, costruito sul luogo dove Mosè aveva parlato con Dio, poi si fermarono tre giorni in una fertile vallata coperta di palme e di tutti i tipi di frutta: era la valle dove Mosè aveva fatto sgorgare una sorgente dalle pareti di una roccia arida.

Infine Baldovino portò le sue truppe nel deserto che separava l'Arabia dall'Egitto e quindi tornò nella sua capitale, attraverso le montagne dove erano sepolti gli antichi padri di Israele.

1100: l'incoronazione di Baldovino I

Al suo ritorno, Baldovino, che doveva essere incoronato Re, si è riconciliò con il Patriarca Dagoberto. La cerimonia ebbe luogo a Betlemme nel giorno della Natività del Salvatore; il nuovo Re ricevette l'unzione e la corona regale dalle mani del Patriarca.

La prima cosa che Baldovino fece dopo la sua incoronazione, fu quella di rivedere l'organizzazione politica di Gerusalemme. Volle che la sua corte ed il suo consiglio fossero trasferiti nel palazzo di Salomone dove, ogni giorno per quasi due settimane, seduto sul suo trono, ascoltò le denunce e commentò tutte le controversie che c'erano tra i suoi vassalli.

Una delle prime cause che si trovò giudicare riguardava una controversia tra Tancredi d'Altavilla e Guillaume le Charpentier, Visconte di Melun. Goffredo di Buglione, prima di morire, aveva dato a Guillaume la città di Caifa, ma Tancredi si ostinava a mantenere nei suoi domini la città conquistata: Baldovino, su suggerimento dei suoi consiglieri, fece convocare Tancredi davanti al suo tribunale, ma questi rispose che non riconosceva Baldovino come Re della Città Santa o come giudice del regno di Gerusalemme.


l'incoronazione di Baldovino I

Baldovino allora inviò una seconda convocazione ed infine un terzo messaggio, con il quale invitò il suo vecchio compagno d'armi a non rifiutare la sua giustizia. Questo ultimo avvertimento era come una preghiera. Tancredi cedette, ma non volle andare a Gerusalemme, perché gli aveva chiuso le porte in precedenza: propose a Baldovino un incontro sulle rive del Ledar, tra Giaffa e Arsuf.

Per spirito di conciliazione, il Re di Gerusalemme decise di andare al luogo indicato; ma i due Principi non giunsero ad un accordo e decisero di incontrarsi nuovamente a Caifa. Alcuni uomini saggi intervennero per riportare la pace e ricordarono la memoria di Goffredo di Buglione: quel nome tanto caro sia a Tancredi che a Baldovino, riuscì a riunirli.

Nel corso dei negoziati, Tancredi venne invitato a governare il Principato di Antiochia in assenza del Principe Boemondo; allora Tancredi non solo rinunciò alle sue pretese sulla città di Caifa, che venne assegnata a Guillaume le Charpentier, ma consegnò a Baldovino il Principato di Galilea, che venne assegnato ad Ugo di Saint Omer.


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