1203: il Regno di Isacco II e Alessio IV
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1204: gli ambasciatori della Terra Santa

Nel medesimo tempo giunsero al campo dei Crociati alcuni inviati cristiani della Palestina. Il loro capo era l'Abate Martin Litz e tutti vestivano a lutto, apparendo dei messaggeri di grandi sventure.


Guglielmo di Longespee

Nell'anno che aveva preceduto la spedizione di Costantinopoli, erano sbarcati a San Giovanni d'Acri i Crociati fiamminghi e quelli di Champagne, partiti dai porti di Bruges e di Marsiglia e con loro erano giunti anche alcuni guerrieri inglesi condotti dal Conte Guglielmo di Longespee con molti pellegrini della Bassa Bretagna, guidati dal monaco Héloin, uno dei predicatori della Crociata.

Questi Crociati, uniti a quelli che si erano separati dall'esercito cristiano dopo l'assedio di Zara, appena giunti corsero ad assaltare i Turchi e, perché il Re di Gerusalemme non voleva rompere la tregua, la maggior parte di loro combatterono sotto le bandiere del Principe Boemondo IV d'Antiochia, il quale allora era in guerra col Re Leone II di Armenia.

Ma, non avendo voluto guide che li conducessero, furono sorpresi e dispersi dai musulmani spediti contro di loro dal Principe di Aleppo. Quasi tutti furono trucidati in battaglia o durante la fuga; pochi erano stati presi prigionieri e fra questi vi erano i due Signori di Neuilly, Bernard de Montmirail e Renard de Dampierre. Il monaco Héloin vide morti sul campo di battaglia i più prodi Crociati bretoni e ritornò quasi solo a San Giovanni d'Acri a portarvi la notizia della sconfitta.

Da due anni l'Egitto e la Siria soffrivano una grandissima carestia; la pestilenza era subentrata alla fame e sterminava principalmente i Cristiani di Terra Santa; in un giorno, nella sola città di San Giovanni d'Acri, furono sepolti più di 2.000 Cristiani.

I messaggeri di Terra Santa, fatto questo lacrimevole racconto, supplicarono i Crociati di correre rapidamente in loro soccorso, ma i cavalieri ed i baroni risposero che non potevano tralasciare l'impresa cominciata; promisero però che sarebbero passati in Siria non appena avrebbero soggiogato i bizantini e, mostrando loro le mura di Costantinopoli, dissero: “Ecco il cammino della salvezza, ecco la strada per Gerusalemme”.

1204: i preparativi per la guerra

Frattanto Isacco II Angelo e Alessio IV Angelo, che temevano ugualmente lo sdegno del loro popolo e l'inimicizia dei Crociati, se ne stavano esitanti senza fare nulla. I Crociati per risolvere la cosa, spedirono da Alessio IV Angelo alcuni baroni e cavalieri, richiedendogli di decidere se voleva la loro amicizia o la loro inimicizia.

I Crociati, quando entrarono a Costantinopoli, sentirono da ogni parte le ingiurie e le minacce del popolo. Ammessi nel palazzo delle Blacherne alla presenza dei due Imperatori, Conone di Béthune, in nome dei suoi compagni, disse:
“Despoti di Bisanzio, noi veniamo a voi, mandati dai Baroni Franchi e dal Doge di Venezia, per ricordarvi i grandi servigi che vi hanno fatto, come è palese a ciascuno, e che voi non potete negare.
Voi avete fatto un trattato con loro e giurato d'osservarlo, come dimostrano le vostre patenti alle quali è apposto il vostro grande sigillo. Ma le solenni promesse finora furono vuote d'effetto. Essi vi hanno più volte richiesto dell'adempimento degli obblighi vostri, e ancora per mezzo nostro vi richiedono, presente tutta questa corte.
Se voi adempite, essi sono contenti e vi terranno sempre quali buoni amici; ma se non adempite, vi significano che non vi considereranno più né signori, né amici, e che provvederanno con qualunque via al loro soddisfacimento.
Non vogliono però che crediate che vi vogliano assaltare senza prima farvene dichiarazione; non essendo usanza del loro paese comportarsi diversamente, ne sorprendere alcuno.
Questo è il soggetto della nostra ambasciata, sulla quale attendiamo la vostra decisione”
.


Guerrieri Bizantini che utilizzano il “fuoco greco”

Nel palazzo imperiale dove non si erano mai sentite altro che acclamazioni e adulazioni della corte, i sovrani di Bisanzio rimasero stupefatti nel sentire un parlare tanto libero ed altero, tanto che il giovane Alessio IV Angelo non poté nascondere il suo furore ed i cortigiani volevano avventarsi sugli oratori dei Crociati che, usciti del palazzo, montarono a cavallo e corsero al campo.

Nel palazzo imperiale si gridava vendetta e nel campo dei Crociati si dichiarava la guerra ai Bizantini; i Crociati si preparavano ad assaltare Costantinopoli, mentre i Bizantini meditavano la vendetta. Questi decisero pertanto di incendiare l'armata veneziana e, caricate di “fuoco greco” e di materie combustibili diciassette navi, con il favore delle tenebre notturne le spinsero dove erano ancorate le navi venete.

Il porto, il golfo e il sobborgo di Calata furono subito illuminati dalle fiamme. Nel campo Crociato suonano le trombe e tutti si armano e si preparano a combattere; frattanto i Veneziani, raggiunte le loro galere, andarono incontro alle navi incendiarie per fermarle.

Il popolo di Costantinopoli, assembrato sulla riva, applaudiva allo spettacolo e si rallegrava dello spavento dei Crociati. Alcuni, dentro navicelle, si inoltrarono sul mare e scagliarono le loro frecce verso i Veneziani, altri, saliti sulle mura della città, facevano grida di gioia nel vedere le navi incendiarie che si avvicinavano all'armata veneta.


i veneziani raggiungono le navi incendiarie

A forza di braccia e di remi i Veneziani riuscirono a trarre fuori dal porto le diciassette navi incendiare che, spinte dalle correnti, furono trasportate oltre il canale. Allora cominciarono a gridare di gioia i Crociati e i Bizantini ammutolirono.

I Crociati si prepararono a punire della sua perfidia l'Imperatore Alessio IV Angelo, il quale non contento di aver mancato a tutti i suoi giuramenti, voleva anche incendiare l'armata che lo aveva ricondotto trionfante al recupero dell'Impero.

Alessio IV Angelo, spaventato, supplicò il perdono e la clemenza dei Crociati. Fece nuovi giuramenti e nuove promesse, incolpando dell'accaduto il cieco furore popolare che non aveva potuto frenare. Oltre a ciò si pose di nuovo nelle braccia dei Crociati, pregandoli di accorrere in sua difesa ed offrendo loro il palazzo imperiale.


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