1203: la prima presa di Costantinopoli
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1203: la sosta a Corfù

L'armata dei Veneziani e dei Francesi partita da Zara doveva riunirsi all'isola di Corfù. Intanto gli abitanti di Durazzo avevano portato al giovane Alessio le chiavi della città e lo avevano riconosciuto come loro sovrano. Quelli di Corfù seguirono l'esempio e ricevettero i Crociati come liberatori.


il doge Enrico Dandolo

Dovunque passavano i Crociati, i Greci applaudivano alla loro impresa e ne auguravano ogni bene. Gli isolani di Corfù furono generosi con i Crociati ed offrirono loro cibo e ristoro, e questi vi sostarono per alcune settimane.

Mentre erano a Corfù giunse la notizia che il Conte Gauthier III de Brienne, in pochi mesi e con soli 600 cavalieri aveva conquistato la Puglia ed il Regno di Napoli; i Crociati, invidiando tanta fortuna, si lamentavano che, mentre consumavano le loro forze in un'impresa inutile e lontana, Gauthier si era conquistato un ricco regno e si preparava con maggiori possibilità a rispettare il giuramento di liberare Terra Santa.

Ora i malcontenti consigliavano che si chiedessero le navi a Gauthier e che si partisse con lui per la Palestina. I capi di questi malcontenti si incontrarono segretamente in una valle lontana per decidere in quale modo eseguire il loro progetto, ma i capi principali dell'esercito furono avvisati della congiura e si diedero subito da fare per impedirne gli effetti.

II Doge di Venezia Enrico Dandolo, il Conte Baldovino IX delle Fiandre, il Conte Luigi di Blois e Chartres, il Conte Ugo di Saint-Paul, il Marchese Bonifacio del Monferrato ed alcuni Vescovi, vestiti a lutto e facendosi portare davanti la Croce, andarono in processione nella valle dove erano riuniti i dissidenti.

Quando videro che i congiurati facevano il loro consiglio a cavallo, si avvicinarono verso l'assemblea comportandosi da supplichevoli. Allora i dissidenti sospesero le loro discussioni e scesero dai loro cavalli. Il Doge, i Conti ed i Vescovi si accostano ai malcontenti piangendo e si inginocchiarono, giurando di rimanere immobili in quel modo fino a che i guerrieri che volevano abbandonarli non avessero rinnovato il giuramento di seguire l'esercito cristiano a Costantinopoli.

Quando i congiurati videro i loro signori, parenti ed amici prostrati ai loro piedi, ne ebbero grande compassione ed il loro cuore si intenerì talmente che non poterono trattenere le lacrime e promisero di rimanere con l'esercito Crociato fino ai primi giorni dell'autunno, a condizione però che i baroni ed i signori giurassero sui Vangeli che allora gli avrebbero fornito delle navi per andare in Siria. Si fecero da entrambe le parti i giuramenti di osservare questo trattato e ritornarono tutti insieme al campo, dove non fu più fatta parola della spedizione bizantina.

1203: il viaggio per Costantinopoli

L'armata Crociata partì da Corfù la vigilia di Pentecoste del 1203. Le galere ed i navigli da trasporto, ai quali si erano unite molte navi mercantili, coprivano l'immenso spazio del mare; il cielo era puro e sereno, il vento dolce e favorevole.

L'aspetto della flotta era magnifico e Goffredo di Villehardouin, Maresciallo di Champagne e storico della spedizione, trasportato da ammirazione, scrisse: “Io, Goffredo di Villehardouin, Maresciallo di Champagne, che ho scritto quest'opera, attesto che mai più bella cosa fu veduta!”

Poi l'armata si fermò, prima davanti all'isola di Eubea (chiamata Negroponte dai veneziani) e poi all'isola di Andros, dove il giovane Alessio fu proclamato Imperatore. I venti africani spinsero le navi venete nel mare Egeo e, entrate nell'Ellesponto (stretto dei Dardanelli), passarono Lemnos, Samotracia, Tenedos e la costa da dove si potevano vedere le rovine di Alessandria della Troade e, infine, giunsero davanti alla città di Abydos.


le navi ancorate al largo di Costantinopoli

L'Ellesponto, all'altezza di Abydos, era largo circa un miglio e mezzo. La città di Abydos occupava un piccolo promontorio sul quale non si vedevano che mucchi di pietre e una fortezza turca. Le navi rimasero nel porto di Abydos per otto giorni ed i Crociati, senza perdere tempo a contemplare le antiche rovine, si preoccuparono di fare provviste per l'esercito.

Poi proseguendo per il loro cammino, passarono da Lampsaco e da Gallipoli, attraversarono il mare di Marmara e si fermarono alla punta di Santo Stefano, distante tre leghe da Costantinopoli. Il doge di Venezia ed i principali capi dell'esercito Crociato scesero a terra e tennero consiglio nel monastero di Santo Stefano.

Fu discusso principalmente in quale punto si dovesse a sbarcare. Enrico Dandolo disse:
“Io ho più cognizione che voi non avete degli usi di questo paese, ove sono stato altre volte. E voi veramente vi siete messi in una impresa piena di difficoltà e di pericoli più di quantunque altra, onde occorre procedere con somma prudenza e buon ordine.
Ponendoci in terraferma, essendo il paese vasto, le nostre genti, per procacciare vettovaglie, facilmente si sbanderanno; il che sarà causa che perderemo molti uomini perché le campagne sono popolatissime e a noi, per la grandezza dell'impresa che abbiamo per le mani, bisognerebbe non perderne punti.
Poco distante a oriente, e si vedono da qua, ci sono isole abitate, fertili in grano e piene d'ogni bene; io consiglio che ci sbarchiamo là e che si faccia provvigione di vettovaglia e, quando ne avremo a sufficienza, andremo a porre il campo davanti alla metropoli e allora faremo ciò che Dio ci ispirerà”
.

Il parere del Doge fu approvato unanimemente dai baroni, per cui tutti ritornarono alle navi per passarvi la notte. Il giorno dopo, all'alba, in poppa e sugli alberi delle navi furono esposte le bandiere e lungo i ponti furono disposti in mostra gli scudi.

L'armata levò le ancore e il vento che spirava da mezzogiorno la spinse verso Costantinopoli, tanto che alcune navi rasentavano quasi le mura e diversi Crociati furono feriti dalle pietre e dalle frecce lanciate dai Bizantini.

Il vento impedì che la decisione presa a Santo Stefano potesse essere attuata, per cui l'armata si volse verso la costa dell'Asia e si fermò davanti a Calcedonia, quasi di fronte a Costantinopoli; qui sbarcarono i Crociati.


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