1204: la seconda presa di Costantinopoli
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1204: il secondo assalto alla città

La guerra si faceva più pericolosa, la pace era sempre più difficile e non era più tempo di ritirarsi. In tante difficoltà i Crociati, invece di avvilirsi, crebbero d'animo e come più cresceva il pericolo più si mostravano più ostinati a combatterlo.

Fu dunque convocato il consiglio dei capi, dove si sentenziò che l'Imperatore Murzulfo era illegittimo e falso e si stabilì che, presa Costantinopoli, avrebbero eletto al soglio imperiale un principe scelto tra i loro compagni il quale avrebbe avuto in dominio un quarto delle conquistate, compreso il palazzo di Bucoleone e quello delle Blacherne; che le terre dell'Impero ed il bottino catturato nella capitale sarebbero state distribuite tra Veneziani e Francesi, sotto condizione che avrebbero fatto giuramento di fedeltà e all'Imperatore.


una torre d'assedio

Nel primo assedio di Costantinopoli i Francesi avevano voluto attaccare la città dalla parte di terra, ma l'esperienza aveva fatto universalmente accettare i saggi consigli dei Veneziani; quindi i capi decisero che si sarebbe battaglia dalla parte del mare.

Furono pertanto trasportati nelle navi i viveri, le armi e i cavalli e tutto l'esercito si imbarcò il giovedì, ottavo giorno d'aprile. All'alba del giorno seguente l'armata levò le ancore e si avvicinò alle mura della città. I vascelli e le galere, ordinati in una sola fila, occupavano una lunghezza di più di mezza lega.

I Crociati dettero furiosamente inizio all'assalto, approdando in varie parti e spingendo gli arieti fino al piede delle mura; in vari luoghi le scale delle navi furono accostate in modo che i soldati dell'armata e quelli che difendevano le mura e le torri, poterono combattere fra loro con le lance.

Ma i cavalieri e i baroni stando sulle navi combattevano a disagio e non potevano dare prova della loro prodezza. La battaglia era ovunque ferocissima ma disordinata e fu vigorosamente sostenuta da entrambe le parti fino all'ora nona, quando i Crociati furono respinti.

Allora quelli che erano scesi a terra ritornarono sulle navi e l'armata Crociata si allontanò dalle mura. Il popolo di Costantinopoli corse subito nelle chiese per ringraziare Dio della vittoria anche se, pur nell'eccesso della sua allegria, lasciava trasparire l'eccesso della sua precedente paura.


una galera veneziana

La sera il Doge di Venezia e i baroni tennero consiglio in una chiesa vicina al loro campo. Tutti erano molto pensierosi per quanto era accaduto. Vi furono varie proposte circa quello che si doveva fare; alcuni ritenevano che si dovesse attaccare la città dalla parte della Propontide, dove appariva meno fortificata; i Veneziani, pratici del mare, osservarono che di là non si poteva dare l'assalto perché le navi sarebbero state prese dalla corrente. Dopo varie dispute, tutti convennero che, attesi tre giorni, si dovesse ritentare la fortuna delle armi nello stesso punto da dove erano stati respinti.

Era il venerdì passata la metà di quaresima; il sabato e la domenica furono spesi nei preparativi di un nuovo assalto e intanto i Bizantini si preparavano alla difesa; Murzulfo, con i migliori fra i suoi soldati, era accampato sulla collina dove attualmente c'é il quartiere dei Fanàr.

II lunedì, con lo spuntare del sole, fu dato il segnale: i Crociati presero le armi e l'armata ritornò sotto le mura. Vedendo sulle mura e sulle torri il gran numero di difensori, i capi fecero diffondere da un araldo la notizia che il primo che avesse inalberato lo stendardo della Croce sopra una torre della città, avrebbe avuto un premio di cinquanta marchi d'argento.

Cominciò l'assalto generale con un tumulto e fracasso spaventoso. Le navi procedevano unite a due a due, affinché in ogni parte dove si combatteva, gli assediati avessero un uguale numero di assalitori. Da alcune ore si combatteva senza posa e finalmente si levò un vento di tramontana che spinse le navi vicinissime a terra, in modo che due navi legate insieme, la “Pellegrina” e il “Paradiso”, furono portate ai piedi d'una torre, una da un lato e una dall'altro. Capitanavano queste due navi il Vescovo di Troia e Nivelon de Chérisi, Vescovo di Soissons.

Erano state appena appoggiate le scale alle mura che si videro due guerrieri saliti sopra una torre da loro espugnata; uno di loro era veneziano e si chiamava Pietro Alberti e l'altro era francese e si chiamava d'Urboise. Costoro, seguiti da molti compagni, avevano messo in fuga i Bizantini, ma nel tumulto dello scontro, il prode Pietro Alberti cadde ammazzato da un Francese, il quale si scusò affermando di averlo scambiato per un nemico, anche se i più perspicaci attribuirono l'assassinio all'inveterato livore dei Franchi verso gli Italiani.

Frattanto le bandiere dei due Vescovi vennero piantate sulla torre, con gioia di tutto l'esercito. Si accesero gli spiriti di quelli che erano sulle navi e tutti si affollarono per avvicinarsi alle mura e dare subito la scalata. Quattro torri furono conquistate dai Crociati, mentre gli arieti sfondavano tre porte della città; i cavalieri uscirono dalle navi in sella ai loro cavalli e l'esercito vittorioso irruppe nella città.

Un cavaliere di nome Pietro Bracheo, entrato dalla porta Petrione, quasi da solo attraversò la città fino al colle dove Murzulfo aveva il suo campo. Tale fu lo spavento dei Bizantini che lo scambiarono per un gigante, tanto il suo elmo appariva alto come una torre. Al suo cospetto i soldati imperiali e il popolo si diedero subito alla fuga. Intanto l'esercito Crociato procedeva a bandiere spiegate; per le strade c'erano cavalli e muli che venivano catturati dai vincitori e ovunque giacevano morti e feriti in gran numero.

I Crociati appiccarono il fuoco nel quartiere conquistato e le fiamme trasportate dal vento annunziarono fino alle estreme parti della città la presenza dei feroci vincitori. Tanto fu il terrore dei Bizantini, che i Crociali si stupirono di non trovare più contrasto in nessun luogo e, temendo in un contrattacco ed anche perché si avvicinava la notte, si piazzarono intorno alle mura e alle torri che avevano catturato vicino all'armata principale.

Il Marchese Bonifacio del Monferrato con i suoi si accampò in luogo tale da poter vigilare sopra la città; Enrico di Hainaut pose le tende davanti al palazzo delle Blacherne e il Conte Baldovino IX delle Fiandre occupò le tende imperiali abbandonate da Murzulfo. In questo modo fu espugnata Costantinopoli, il lunedì dopo la metà di quaresima, cioè il 10 aprile dell'anno 1204.


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