1204: la seconda presa di Costantinopoli
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1204: il sacco di Costantinopoli

Frattanto a Costantinopoli continuava il baccano della soldatesca; i Crociati per schernire i Bizantini, si vestivano dei loro abiti di seta dai vari colori e ponevano i turbanti sulle teste dei loro cavalli.

Poi iniziarono a distruggere quelle magnifiche opere dell'antichità raccolte nei secoli a Costantinopoli. Le statue di bronzo furono fuse per coniare monete e saziare l'avidità dei soldati; così le opere d'arte di grandi scultori dell'antica Grecia come Prassitele e di Fidia, furono distrutte.

Lo storico greco Niceta Coniata ci ha tramandato memoria delle principali opere d'arte abbattute: sulla piazza di Costantino vi era una statua di bronzo di Giunone e un'altra di Paride che offriva a Venere il pomo della discordia. La statua di Giunone era così grande, che quando fu distrutta dai Crociati, otto buoi poterono a mala pena trascinare la sua testa fino al palazzo di Bucoleone.

Nella stessa piazza vi era un obelisco decorato da un gran numero di figure scolpite; in bassorilievo erano rappresentati ogni sorta di uccelli che salutavano il ritorno del sole e contadini e pastori e montoni. Sopra l'obelisco vi era una statua di donna che girava su sé stessa a seconda del vento e il popolo la chiamava “la seguace del vento”.


i cavalli di bronzo, che adornavano l'Ippodromo di Costantinopoli,
sono ora alla Chiesa di San Marco a Venezia

In piazza del Monte Tauro vi era una statua equestre; il cavallo era raffigurato al galoppo ed il cavaliere aveva un braccio teso verso il sole, tanto che alcuni credevano che fosse Giosuè che comandava al sole di fermarsi ed altri asserivano che rappresentasse Bellerofonte sul cavallo Pegaso.

All'Ippodromo c'era una colossale statua di Ercole (opera di Lisippo): seduto sopra un letto di vermena, appoggiava il gomito sinistro sul ginocchio; l'altezza delle sole gambe superava quella d'un uomo. Sempre all'Ippodromo vi era una statua in bronzo rappresentante un asino col suo cavaliere; la lupa che allattava Romolo e Remo; una sfinge col volto di donna ed il resto del corpo sotto forma di un mostro spaventoso; un coccodrillo del Nilo; un uomo che combatteva un Leone; un elefante; l'antica Scilla; un'aquila con un serpente negli artigli.

Sopra una colonna del circo vi era l'immagine di una giovane donna coi capelli disposti a trecce e annodati dal dietro. Presso la metà orientale del circo vi erano, effigiati in bronzo, aurighi in piedi sui loro carri; poco lontano si vedevano animali egizi, l'aspide, il basilisco, il coccodrillo.

Fra le statue menzionate da Niceta, vi era quella di Elena sorridente e lusinghiera descritta sempre da Niceta come segue: “regolarissime ed eleganti erano le sue forme, la chioma alle aure diffusa, languidi gli occhi e le labbra e le braccia dello tesso bronzo rendeva immagine di vermiglie rose e d'intatta neve”.

Vi erano a Costantinopoli molte altre simili eccellenti opere, ma la barbarie dei Crociati fuse tutte quelle che erano in bronzo e le trasformò in monete. Niceta Coniata scrisse: “Quello che fu così prezioso all'antichità divenne ad un punto volgare materia; quello che costò un tempo immensi tesori, fu dalla bestialità latina in moneta converso. Le statue di marmo non solleticarono l'avarizia dei vincitori, furono però dal loro selvaggio talento in gran parte guaste ed infrante”.

1204: la traslazione delle reliquie

Nel mondo cristiano erano celebratissime le sacre reliquie che si conservavano a Costantinopoli; cosi che quando i vincitori ebbero saziata la loro fame d'oro, la loro cupidigia religiosa ebbe il sopravvento. Principalmente gli ecclesiastici ed i pellegrini si misero a cercare tali sacre reliquie.


cranio di San Giovanni Battista

Tra tutti merita di essere ricordato Martin Litz, Abate di Parigi, il quale entrato in una chiesa, penetrò in un luogo dove, sotto la custodia di un monaco greco, erano conservate molte reliquie; raggiunto il monaco, che era in orazione, lo assalì e, minacciandolo di morte, gli chiese le reliquie che custodiva.

Il misero vecchio spaventato gli accennò dove erano e Martin Litz rubò le più preziose e corse sopra una nave a nasconderle, per deludere la legge fatta dai capi dell'esercito che prevedeva che tutte le cose sacre si dovessero portare in un apposito luogo.

Poi Martin Litz partì per la Palestina, ritornando dai Cristiani che lo avevano spedito a Costantinopoli e da li passò in Occidente con le reliquie, tra le quali c'era un frammento della vera Croce, le ossa di San Giovanni Batista e un braccio di San Giacomo.


braccio di San Giacomo

Il monaco Gunther parla della traslazione delle reliquie come di una cosa miracolosa, dicendo che furono visti gli angeli scendere dal cielo per guardarle e difenderle da ogni incidente e che mentre il “Santo Abate” Martin Litz era in viaggio, le tempeste si quietavano ed i pirati restavano immobili ed esterrefatti. Finalmente Martin Litz fu ricevuto in trionfo a Basilea e le sue reliquie furono distribuite nelle principali chiese della città.

Un altro prete, un certo Galon de Dampierre della diocesi di Langres, non avendo potuto accaparrarsi alcuna reliquia, si gettò ai piedi del Legato pontificio e gli chiese con le lacrime agli occhi il permesso di portare nel suo paese il cranio di San Marnas.

Un altro prete della Piccardia, avendo trovato sotto certe rovine il capo di San Giorgio e quello di San Giovanni Batista, uscì rapidamente da Costantinopoli e, ritornato ad Amiens, offrì a quella cattedrale le reliquie che porto con se.

Il Doge Enrico Dandolo ebbe per sua parte il frammento della vera Croce che l'Imperatore Costantino faceva portare davanti a sé in guerra e lo donò alla Repubblica di Venezia. IL Conte Baldovino IX delle Fiandre ebbe la corona di spine di Gesù Cristo e alcune altre reliquie trovate nel palazzo di Bucoleone. Mandò in dono a Filippo Augusto Re di Francia, un frammento della Vera Croce lungo un piede, i capelli di Gesù Cristo fanciullo e il lenzuolo nel quale fu avvolto nella stalla quando nacque.

I sacerdoti e monaci Bizantini, predati così dai vincitori, abbandonarono piangendo le reliquie dei santi affidate alla loro custodia. Quelle sante spoglie, raccolte da tutte le contrade d'oriente, passarono a decorare le chiese di Francia e d'Italia e furono ricevute dai popoli d'Occidente come i maggiori trofei delle vittorie dei Crociati.


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