1204: l'Impero Latino d'Oriente
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Con tutto ciò il Pontefice lasciò intendere di non voler scrutare i giudizi di Dio, poiché forse i Bizantini erano stati giustamente puniti dei loro delitti e i Crociati erano stati strumenti della provvidenza o della vendetta divina. Concluse infine dicendo: “Paventate lo sdegno del Signore; sperate con timore, egli forse perdonerà i vostri gravi peccati purché siate fedeli alla Santa Sede, governiate i popoli con equità, e sopratutto purché abbiate ferma risoluzione di compire il voto fatto per la liberazione della Terra Santa”.

Il Cardinale Pietro Capuano aveva assolto i Veneziani dalla scomunica fatta contro di loro all'assedio di Zara. Il Papa prima disapprovò l'indulgenza del suo Legato ma, per non dare scandalo di troppa acerbità, ratificò l'assoluzione. Approvò anche l'elezione di Baldovino, reputandolo devotissimo alla Santa Sede.

Il Papa scrisse ai Vescovi della Francia che il Signore aveva voluto consolare la Chiesa con la conversione degli eretici e che la provvidenza aveva umiliato i Bizantini ponendo l'Impero nella potestà dei Latini. Invitò inoltre, in nome dell'Imperatore Baldovino, i Francesi di ogni sesso e condizione ad andare nel nuovo Impero d'Oriente per ricevervi terre e ricchezze secondo il merito e la qualità di ciascuno e promise anche le indulgenze della Crociata ai fedeli che vi fossero andati per difendere e popolare il nuovo Impero.

Il Pontefice non smise comunque di sollecitare la spedizione di Siria, tanto più che il Re di Gerusalemme, con le sue lettere, chiedeva insistentemente alla Santa Sede ed ai Principi d'Occidente di muovere in suo soccorso. Anche l'Imperatore Bizantino si riproponeva di soccorrere i Cristiani di Siria e, per dare loro coraggio, spedi a San Giovanni d'Acri la catena del porto e le porte di Costantinopoli.

1204: la situazione in Terra Santa

Quando questi trofei giunsero in Palestina, la fame e tutte le altre miserie della guerra desolavano le città e le campagne. La notizia del prossimo soccorso riscosse il popolo di San Giovanni d'Acri che, dal dolore, passò all'eccessiva gioia. Così i Cristiani di Siria si riempirono di speranze e i Mussulmani di terrore. Il Sultano Safedino, che aveva concluso una tregua coi Cristiani, temeva che questa venisse rotta ma, al posto della rovina, gli venne incontro la fortuna.

La maggior parte dei difensori di Terra Santa, saputo dei successi di Costantinopoli, corsero per partecipare alla buona fortuna dei Francesi e dei Veneziani e quelli stessi che si erano separati dalla armata vittoriosa di Zara e che avevano disapprovato la spedizione di Costantinopoli, abbandonarono la Terra Santa per andare sulle rive del Bosforo.

Lo stesso Legato del Papa, il Cardinale Pietro Capuano, seguì la corrente e se ne andò a Costantinopoli. Anche molti Cavalieri di San Giovanni e Templari raggiunsero l'Impero Bizantino in cerca di miglior fortuna. Il Re di Gerusalemme rimase a San Giovanni d'Acri quasi solo ed in balia dei suoi nemici.

L'imperatore Baldovino accolse lietamente i Cristiani di Palestina, quando sopraggiunse ad amareggiarlo la notizia della morte di sua moglie Maria di Champagne, la quale si era imbarcata con l'armata di Giovanni di Nesle, supponendo di trovare suo marito in Palestina, ma vinta dalla fatica o dalla malinconia della lunga assenza, si ammalò a San Giovanni d'Acri e morì ricevendo la notizia che suo marito era stato eletto Imperatore di Costantinopoli.

La nave che l'Imperatore Baldovino aveva mandato per condurre sulle rive del Bosforo la nuova Imperatrice, ritornò indietro con le sue spoglie mortali. Baldovino pianse la morte della principessa da lui amata e che per le sue virtù e le grazie della sua giovinezza doveva essere ornamento ed esempio della corte bizantina.

La fece seppellire in gran pompa nella chiesa di Santa Sofia, dove il popolo di Costantinopoli poté vedere quasi nel medesimo tempo l'incoronazione di un Imperatore ed i funerali di una Imperatrice.

1204: la disputa per il Regno di Tessalonica

L'Imperatore e i suoi baroni anche con i soccorsi che avevano ricevuto non avevano più di 20.000 uomini per difendere le loro conquiste e mantenere l'ordine tra il popolo della metropoli e delle provincie. Il Sultano di Iconio e lo Zar Kalojan di Bulgaria da gran tempo volevano invadere i confini dell'Impero e la nuova situazione di Costantinopoli favoriva i loro progetti.

I popoli dell'Impero erano vinti ma non soggiogati e qualsiasi uomo che aveva danaro e consenso popolare si affaticava formarsi o principato o un regno indipendente, per cui l'Impero rischiava di essere spartito in molti piccoli Stati. Alessio I Comneno fondò l'Impero di Trebisonda in una provincia bizantina dell'Asia Minore. Leon Sgurre, impadronitosi della piccola città di Neapoli, andava accrescendo i suoi domini nell'Argolide e nell'istmo di Corinto. Michele Ducas si impadronì dell'Epiro e, dopo aver assoggettato quei popoli selvaggi e bellicosi, fondò il Despotato d'Epiro. Costantino Lascaris radunò la gente di Bitinia e si fece proclamare Imperatore di Nicea.


lo Zar Kalojan di Bulgaria
e sua moglie

Frattanto Murzufflo, abbandonato dai suoi seguaci, aveva cercato di fuggire in Asia ma, caduto in mano ai Crociati e condotto a Costantinopoli, fu condannalo a morte e precipitato da una colonna innalzata da Teodosio sulla piazza del Tauro.

Nel frattempo i Conti e i Baroni erano usciti dalla metropoli per andare a prendere possesso delle città e delle provincie che erano toccate loro nella divisione. Anche il Marchese Bonifacio del Monferrato si mise in cammino per visitare il suo regno di Tessalonica e ricevere l'omaggio dai nuovi sudditi.

Poi l'Imperatore Baldovino con suo fratello Enrico di Hainaut e molti cavalieri, attraversò la Tracia e la Romania e dove passava veniva accolto dai popoli con grandi acclamazioni. Giunto a Adrianopoli, dove fu ricevuto in trionfo, lasciò intendere di volersi inoltrare fino a Tessalonica.

Di questo si insospettì il Marchese del Monferrato e fece sapere all'Imperatore che desiderava andare solo nel suo regno, dicendo che riconosceva la supremazia imperiale, ma che temeva la presenza dell'esercito imperiale in quelle regioni già sfinite per la lunga guerra. Da questo nacque una contesa fra i due principi. Il Marchese accusava l'Imperatore di avere in progetto di impadronirsi dei suoi Stati e l'Imperatore accusava il Marchese di non voler riconoscere la sovranità dell'Impero.


in evidenza: il Regno di Tessalonica

Ambedue avevano al loro fianco dei perfidi cortigiani che li stimolavano a reciproche offese e diffidenze. Per cui Baldovino, non curandosi delle opposizioni del Marchese, entrò con i suoi soldati nel regno di Tessalonica; Bonifacio del Monferrato reputò che questo fosse un sanguinoso oltraggio e giurò vendicarsi con le armi. Per mettere ad effetto il suo giuramento, corse subito a occupare Didimotica, una città dell'Imperatore.


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