1210-1239: il Magistero di Hermann von Salza

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La sesta Crociata (1228 - 1229)

All'inizio di settembre del 1227 Hermann von Salza partì da Brindisi con Federico II, ma l'Imperatore, ammalatosi, dovette sbarcare a Otranto e recarsi poi a Pozzuoli per curarsi.


al centro Federico II, a destra Hermann Von Salza

Hermann von Salza proseguì insieme al Patriarca di Gerusalemme, Gérold de Lausanne, ed al Duca Henri IV de Limbourg, a cui era stato conferito il comando della spedizione costituita da venti galee, raggiungendo Acri via Cipro intorno alla metà dell'ottobre 1227.

In questa crociata l'Ordine Teutonico ebbero un ruolo maggiore dei Templari e degli Ospedalieri, che non vedevano di buon occhio l'Imperatore Federico II.

Nel giugno del 1228, essendo a buon punto i negoziati segreti che aveva condotto con il Sultano al-Malik al-Kamil tramite Herman von Salza, Federico II, che nel frattempo era stato scomunicato da Gregorio IX per aver rimandato la Crociata, finalmente partì per la Terra Santa, dove giunse il 7 settembre 1228.

Nel frattempo erano giunti a San Giovanni d'Acri due frati minori inviati dal Papa per sollecitare il patriarca di Gerusalemme a trattare l'Imperatore come scomunicato e i tre Ordini militari a negargli qualsiasi appoggio.

Hermann von Salza fu costretto a prendere posizione a favore dell'Imperatore e contro il Papa, essendo ormai divenuta impossibile la mediazione per la quale egli fino ad allora si era sempre impegnato.

Una volta giunto a san Giovanni d'Acri, Federico II intraprese una serie di falsi preparativi per dare l'impressione di voler portare la guerra all'Egitto, cercando di forzare la mano al Sultano per costringerlo al compromesso. Inoltre, per evitare di perdere l'appoggio dei Templari e degli Ospitalieri, rinunciò al comando sull'armata Crociata, conferendo quello sui tedeschi e lombardi a Hermann von Salza e quello sui soldati dei Regni di Gerusalemme e di Cipro al maresciallo imperiale Riccardo Filangieri e al connestabile di Gerusalemme Odo von Montbéliard.


Federico II incontra al-Kamil

La tattica riuscì pienamente e nel febbraio 1229 l'imperatore recuperò, senza versare una goccia di sangue, territori e luoghi santi come Betlemme, Nazaret, la Galilea occidentale, la signoria di Toron, una parte di Sidone e soprattutto la città di Gerusalemme. La diplomazia aveva reso possibile ciò che fino a pochi anni prima era stato un sogno supportato solo dalla forza militare.

L'Imperatore elogiò la fedeltà di Hermann von Salza e dei Cavalieri Teutonici: “Unum tamen de magistro et fratribus sancte Marie Teutonicorum dicere possumus et merito non tacere, quod ab ipso adventus nostri principio in servitio Dei nobis tam devote quam efficaciter adsisterunt”.

Nel marzo 1229 Hermann von Salza inviò una lettera a Gregorio IX per giustificare il suo comportamento e la crociata di Federico II. Precedentemente aveva fatto parte della delegazione inviata presso al-Malik al-Kamil per ricevere da questi il giuramento sul trattato stipulato con l'Imperatore. Hermann von Salza cercò invano di convincere il patriarca di Gerusalemme Gérold de Lausanne a dare il suo consenso al trattato che restituiva la Città Santa ai cristiani.

La presa di posizione dell'Hochmeister a favore di Federico II e contro Gregorio IX mise l'Ordine Teutonico in una situazione difficile, perché gli Ospitalieri cercarono di approfittarne e chiesero al Papa di sottomettere a loro l'Ordine Teutonico in quanto nato da un ospedale gerosolimitano che in passato era stato dipendente dagli Ospitalieri.

Si rinnovò così l'alleanza tra l'Ordine Teutonico e l'Imperatore, che si mostrò talmente riconoscente che decise di ricompensarli facendo loro dono del Castello di Toron, di alcuni territori nei dintorni di Sidone e del Maniero del Re, situato all'interno delle mura di Gerusalemme.

La riconoscenza dell'Ordine Teutonico fu dimostrata da Herman Von Salza che si adoprò presso la Santa Sede per far revocare la scomunica nei confronti dell'Imperatore, cosa che avvenne nell'agosto del 1230. Von Salza infatti, oltre ad essere consigliere di Federico II Hohenstaufen, era anche interlocutore privilegiato del Papa Onorio III e, forte di questa condizione, si fece promotore della riconciliazione tra Chiesa e Impero.


Federico II, Re di Gerusalemme

Quando Federico II, sabato 17 marzo 1229, entrò con il suo esercito a Gerusalemme, Hermann von Salza, al quale, come disse egli stesso, stava a cuore non soltanto l'onore dell'Impero ma anche quello della Chiesa (nos vero, sicut ille qui honorem ecclesie et imperii diligit et utriusque exaltationi intendit), convinse l'Imperatore a non assistere, diversamente da quanto qualcuno gli aveva consigliato, alla celebrazione della messa nella chiesa del Santo Sepolcro, in quanto una tale azione dello scomunicato Imperatore avrebbe potuto essere interpretata da parte del Papa come un'ulteriore provocazione.


Federico II e la sua corte

Federico II entrò quindi nella chiesa del Santo Sepolcro soltanto dopo la fine della Messa, prese dall'altare la corona e se la mise sulla testa, senza alcun rito religioso, per recarsi così sul trono.

Si trattava, non di una “auto incoronazione”, bensì soltanto di una “Festkrönung” cioè di gesto che gli imperatori compivano frequentemente, cioè quello di portare la corona nei giorni festivi. Hermann von Salza riferì di questo evento in una lettera inviata nel marzo 1229 a un membro della Curia romana. Egli scrive infatti che “il signor Imperatore ha portato là (cioè nella chiesa del Santo Sepolcro), in onore del Re eterno, la corona. Molto gli consigliarono di sentire là anche la messa, dato che egli aveva liberato questa terra dalle mani dei Saraceni, e perciò era stato scomunicato. Noi però, che apprezziamo l'onore della Chiesa e dell'Impero e ci impegniamo per l'esaltazione di entrambi, resistemmo a questo consiglio, perché non lo ritenemmo buono né per la Chiesa né per l'Imperatore. E seguendo in ciò il nostro consiglio, egli (cioè Federico II) non partecipò alla messa, ma prese soltanto la corona senza benedizione dall'altare e la portò fino al trono, come è uso”.

Dopo questo atto, l'Imperatore si recò probabilmente nella vicina casa degli Ospitalieri, dove ricevette i grandi del Regno di Gerusalemme. In quest'occasione Hermann von Salza, davanti a una grande folla tra cui c'erano anche personaggi preminenti come gli Arcivescovi di Palermo e di Capua, proclamò in latino e in tedesco alcuni “verba conscripta” dell'Imperatore, cioè un discorso dettato dallo stesso Federico II: “proposuit coram omnibus manifeste verba subscripta et nobis iniuncxit, ut verba sua ipsis latine et theutonice exponeremus”.

In questo discorso l'Imperatore giustificò le sue azioni e si dichiarò disposto a fare la pace con la Chiesa e con il Papa. Dalla scelta del verbo “exponere” si può dedurre che l'Hochmeister non tradusse soltanto il discorso dell'Imperatore, ma lo espose con parole sue.


Da Meister a Hochmeister


Hermann von Salza

Nel 1230 Hermann von Salza organizzò la gestione dei beni dell'Ordine Teutonico, delegando tale compito a un alto ufficiale che venne nominato “Deutschmeister” (Maestro di Germania). Questi gestiva i “Deutschordensballei” (Baliaggi) nel sacro Romano Impero e quelli di Acaia, Grecia, Armenia, Cipro, Puglia e Sicilia.

Nello stesso Hermann von Salza siglò un trattato con il Duca Corrado I di Masovia con il quale si dava inizio alla cosiddetta “Crociata Prussiana” , inoltre nel 1237 l'Ordine dei Fratelli della Spada venne incorporato nell'Ordine Teutonico. Era nato lo “Ordenstaat”, conosciuto come lo Stato Monastico dei Cavalieri Teutonici. L'Ordenstaat era diviso in due province autonome governate rispettivamente dal “Landmeister von Preußen” (Maestro di Prussia) e dal “Landmeister in Livland” (Maestro di Livonia). Da questo momento nacque la figura dell'Hochmeister (Gran Maestro), necessaria per distinguerlo dai tre Maestri Provinciali appena istituiti.


1239: la morte di Hermann von Salza

Nel 1239, quando Hermann von Salza morì, l'organizzazione dei Cavalieri Teutonici possedeva beni, ospedali e commende in Italia, Germania, Spagna, nel sud ovest della Francia, in Svizzera, in Puglia, in Sicilia nell'Impero Bizantino e in Terra Santa dove, sulle colline di Tiro, nel castello di Montfort, ribattezzato Starkenberg, aveva creato un nuovo importante centro.

La Prussia stava divenendo lo Stato dell'Ordine e la Livonia era entrata a far parte dei possedimenti dei Cavalieri, mentre altri paesi erano in procinto di essere assorbiti.


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