1096: la Crociata dei Baroni
(pagina 3 di 3)

il Conte Raimondo di Saint Gilles e Tolosa

I Crociati delle province meridionali della Francia si misero in marcia sotto il comando del Legato Pontificio Ademaro de Monteil e del Conte Raimondo di Saint Gilles e Tolosa.


Raimondo di Saint Gilles e Tolosa (dipinto di Merry Joseph Blondel)

Raimondo di Saint Gilles e Tolosa, sicuramente il più prestigioso tra tutti i Baroni, al momento della partenza aveva circa 55 anni ed era già famoso per aver combattuto in Spagna accanto al Cid contro i musulmani. Le sue trascorse imprese contro i Saraceni lo resero uno dei principali capi della Crociata. La sua età avanzata non aveva spento l'ardore e la passione tipiche dei giovani: dal carattere impetuoso, focoso e inflessibile, anche i Saraceni elogiavano il suo valore.

Tutta la nobiltà di Guascogna, Linguadoca, Provenza, Limousin ed Auvergne accompagnava Raimondo e Ademaro de Monteil, nei quali Papa Urbano II aveva visto l'immagine vivente di Mosè e di Aronne.

Seguendo l'esempio di Ademaro de Monteil, i Vescovi di Apt Lodève e di Orange e l'Arcivescovo di Toledo avevano preso la croce e spinsero alcuni dei loro vassalli alla guerra santa.

Raimondo di Saint Gilles e Tolosa, con al seguito suo figlio e sua moglie Elvira ed alla guida di un esercito di 100.000 Crociati, raggiunse Lione, dove attraversò il Rodano, poi valicò le Alpi, attraversò la Lombardia ed il Friuli e si diresse verso il territorio dell'Impero Bizantino, attraverso le montagne e la gente di Slavonia.

Attraversarono con difficoltà la Serbia, a causa della mancanza di forniture. Una volta entrati in territorio bizantino, vi furono alcune scaramucce e, durante una di queste, il Vescovo Ademaro rimase gravemente ferito; durante un'altra Raimondo rischiò di essere ucciso in un agguato.

Raimondo di Saint Gilles e Tolosa raggiunse Tessalonica all'inizio di aprile del 1097. I cittadini irritarono talmente i Crociati che questi presero d'assalto la città e la saccheggiarono. Dal momento che i Normanni di Boemondo di Taranto avevano attraversato la città solo due settimane prima, è probabile che questi ultimi avessero svuotato del tutto la città ed i cittadini non avevano più niente da offrire ai nuovi Crociati appena arrivati.

Roberto di Normandia, Roberto di Fiandra e Stefano di Blois

Roberto II di Normandia, che era alla guida dei suoi vassalli, era il figlio maggiore di Guglielmo il Conquistatore. Non aveva i soldi per mantenere un esercito e ricorse ad un prestito che gli fece suo fratello Guglielmo il Rosso al quale lasciò in garanzia il Ducato di Normandia.

Guglielmo il Rosso prese con gioia questo pegno, vendendo nell'opportunità di governare la Normandia la possibilità che un giorno questa sarebbe entrata a far parte del suo regno.

Aumentò le tasse per il clero e sciolse l'argento delle chiese pur di pagare la somma di 10.000 marchi d'argento a suo fratello Roberto, che poté partire per la Terra Santa seguito da quasi tutti nobiltà del suo Ducato.


Roberto II di Normandia (dipinto di Henri Decaisne)

Un altro Roberto, Conte di Fiandra, partì a capo dei Frisoni e dei Fiamminghi. Egli era il figlio di Roberto il Frisone, Principe di Fiandra. Partì alla guida di una spedizione che in seguito gli farà guadagnare la reputazione di cavaliere senza paura ed il soprannome di “la spada e la lancia dei cristiani”. Cinquecento cavalieri inviati da Roberto il Frisone all'Imperatore Alessio I Comneno lo avevano già preceduto a Costantinopoli.

Anche Stefano II, Conte di Blois e di Chartres, aveva preso la croce: era ritenuto il nobile più ricco del suo tempo. All'inizio della Crociata veniva spesso consultato per le sue conoscenze e competenze nella strategia militare.


Roberto di Fiandra (dipinto di Henri Decaisne)

Roberto II di Normandia, Roberto di Fiandra e Stefano II di Blois erano accompagnati da una folla di cavalieri e di signori. La maggior parte dei Conti e Baroni partirono con le loro mogli e figli e con tutti i loro equipaggiamenti di guerra. Attraversarono le Alpi e si diressero verso le coste pugliesi, con l'intenzione di imbarcarsi per la Grecia.

Nelle pressi di Lucca incontrarono Papa Urbano II, il quale diede loro la benedizione, elogiò il loro zelo e fece preghiere per il successo della loro missione. Arrivati in Puglia, più precisamente a Bari, l'inverno rendeva la navigazione pericolosa e furono costretti ad aspettare molti mesi in attesa del momento favorevole per imbarcarsi.

Poi, il 5 aprile del 1097, l'esercito fiammingo si imbarcò per raggiungere le coste bizantine, ma subito accadde una catastrofe: una delle navi più grandi affondò appena salpata l'ancora, in piena vista di quelle che erano ancora a terra. Circa 400 persone, più i cavalli e le forniture andarono perse. Un gran numero di pellegrini decise di tornare a casa; il resto attraversò il mare e riuscì a passare attraverso il territorio bizantino senza combattere con la gente del posto. L'esercito fiammingo arrivò a Costantinopoli il 14 maggio 1097.


LA STORIA DELLE CROCIATE LE CROCIATE DEL NORD LA STORIA DELLA RECONQUISTA
I CAVALIERI DEL SANTO SEPOLCRO I CAVALIERI DI SAN LAZZARO I CAVALIERI OSPITALIERI
I CAVALIERI TEMPLARI I CAVALIERI TEUTONICI I CAVALIERI DI SAN TOMMASO I MONACI CISTERCENSI
I CAVALIERI PORTASPADA I FRATELLI DI DOBRZYN L'ORDINE DI SANTIAGO L'ORDINE DI CALATRAVA
L'ORDINE DI ALCANTARA L'ORDINE DI MONTESA L'ORDINE DEL CRISTO L'ORDINE DI SAN BENEDETTO DI AVIS