il rientro dei Crociati in Occidente

Finalmente liberati dal loro voto dopo quattro anni di pericoli e di guerre, l'unico pensiero dei Crociati era quello di lasciare Gerusalemme, che rimase ben presto difesa da 300 cavalieri, dalla saggezza di Goffredo di Buglione e dalla spada Tancredi d'Altavilla, decisi a terminare i loro giorni in Asia.

Quando i Crociati annunciarono la loro partenza, tutti i cuori erano pieni di dolore e di tristezza; quelli che rimanevano in Medio Oriente abbracciarono i loro compagni con le lacrime agli occhi, e dissero loro: “Non dimenticate mai che lasciate che i vostri fratelli in esilio; tornate in Europa ed ispirate nei cristiani il desiderio di visitare i luoghi santi che abbiamo conquistato, invitando i guerrieri a venire da noi per combattere le nazioni infedeli”.

I cavalieri ed baroni, scoppiando in lacrime, promisero di mantenere il ricordo eterno delle loro imprese, dei loro compagni e di interessare la cristianità alla gloria di Gerusalemme. Dopo questo toccante addio, alcuni salparono per il Mediterraneo, altri attraversarono la Siria e l'Asia Minore. Quando arrivarono in Occidente, i soldati ed i loro capi avevano rami di palma nelle loro mani e la moltitudine di fedeli accorsi sul loro percorso cantava con gioia.

Il loro ritorno era considerato come un miracolo, come una sorta di resurrezione e la loro presenza era ovunque oggetto di santi pensieri. La maggior parte di loro aveva speso tutto quello che possedeva per affrontare la guerra santa, ma i Crociati portavano le preziose reliquie d'Oriente, che la loro pietà metteva in cima ai più ricchi tesori.

La gente non si stancava di sentire la storia delle loro avventure e di quanto avevano realizzato. Le lacrime si mescolavano al trasporto di ammirazione e di gioia quando parlavano dei loro compagni che la morte aveva raccolto in Asia. Non c'era famiglia che non aveva da piangere un difensore della croce, o essere orgogliosa per avere un martire in cielo.

Raimondo di Saint Gilles e Tolosa, che aveva promesso di non tornare più in Occidente, si ritirò a Costantinopoli, dove l'Imperatore lo accolse e gli donò il Principato di Laodicea. Pietro l'eremita si ritirò dal mondo e si chiuse in un monastero che aveva fondato ad Hui, dove visse ancora per sedici anni in umiltà e penitenza. Eustachio di Buglione, fratello di Goffredo di Buglione e di Baldovino di Bologne, tornò per godersi una modesta eredità dalla sua famiglia.

Roberto II di Normandia ebbe meno successo dei suoi compagni. La vista dei luoghi santi e le disgrazie a lungo sofferte per Gesù Cristo non avevano cambiato la sua natura indolente. Al suo ritorno dalla Terra Santa, le avventure amorose lo trattennero per alcuni mesi in Italia. Quando tornò finalmente nelle sue terre fu accolto con gioia ma, dopo aver preso le redini del governo, perse la fiducia dei suoi sudditi. Senza denaro e senza un esercito, osò contestare la corona inglese al successore di Guglielmo II e, mentre sognava la conquista Inghilterra, perse il suo Ducato di Normandia. Sconfitto in battaglia, cadde nelle mani di suo fratello Enrico I, che lo portò al di la del mare e lo fece imprigionare nel castello di Cardiff. Dopo 28 anni di prigionia, morì dimenticato dai suoi sudditi, dai suoi alleati e dai suoi ex compagni della Crociata.


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