1099: la marcia in Siria
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In attesa dell'arrivo di Goffredo e dei suoi compagni, Raimondo di Saint Gilles e Tolosa aveva intrapreso l'assedio di Archas. La città era stata costruita su alte rocce e le sue mura sembravano inaccessibili. Gli assedianti volevano prendere i loro nemici per fame, ma la fame prese anche loro.

Presto i più poveri tra i Crociati, come durante l'assedio di Antiochia, furono costretti a nutrirsi di radici ed a contendere agli animali le erbe selvatiche. Coloro che avevano la forza di combattere devastarono i paesi vicini e vivevano di saccheggio, ma quelli a cui la loro età o disabilità non permetteva di portare armi, non avevano alcuna speranza nella carità dei soldati cristiani. Molti Crociati cedettero alle fatiche dell'assedio e morirono di fame e di malattie, molti caddero sotto i colpi del nemico.

Fu durante l'assedio di Archas che tra i Crociati sorsero dei dubbi sulla scoperta della Sacra Lancia la cui vista aveva incoraggiato i Crociati nella battaglia di Antiochia. L'accampamento degli assedianti si divise in due fazioni l'una contro l'altra. Il cappellano del Duca di Normandia fu il primo che osò sfidare apertamente la verità del miracolo portando dalla sua parte tutti i Normanni ed i Crociati dalla Francia settentrionale, mentre quelli del Sud si schierarono con il cappellano del Conte di Saint Gilles e Tolosa.

Quest'ultimo raccontò che aveva visto Gesù Cristo sulla croce che malediceva gli infedeli e condannava alla tortura ed alla morte gli scettici il cui orgoglioso li spingeva a cercare di capire il mistero di Dio.

Infine il cappellano del Conte di Saint Gilles e Tolosa, sedotto dal ruolo che aveva giocato prima, decise di porre fine a tutti i dibattiti e sottomettersi alla prova del fuoco. La decisione portò la calma nell'esercito cristiano e tutti i pellegrini furono invitati a testimoniare il Giudizio di Dio.


il cappellano si sottopone alla prova del fuoco

Il giorno stabilito, un falò fatto di rami di ulivo, fu eretto nel mezzo di una vasta pianura. La maggior parte dei Crociati erano presenti e tutto era pronto per la prova, quando videro il cappellano che avanzava in silenzio, a piedi nudi e vestito con i paramenti sacri. Coperto da una semplice tunica, il sacerdote portava la Santa Lancia avvolta in un velo di seta.

Quando arrivò a pochi passi dal rogo, pronunciò ad alta voce queste parole: “Se colui che ha visto Gesù Cristo faccia a faccia, e se l'Apostolo Andrea gli ha rivelato la divina lancia, che possa passare tranquillamente attraverso le fiamme, al contrario, se egli è colpevole di falsità, che sia bruciato con la lancia che porta nelle sue mani”. A queste parole tutti risposero insieme: “Possa la volontà di Dio essere fatta!”

Il cappellano del Conte di Saint Gilles e Tolosa poi cade in ginocchio e, dopo essersi raccomandato alle preghiere dei sacerdoti e dei fedeli, si rialzò ed entrò nel fuoco dove era stato creato uno spazio per suo passaggio. Rimase fermo per un momento tra le fiamme e poi le attraversò senza che la sua camicia prendesse fuoco e senza che il velo di seta che avvolgeva la lancia ricevesse alcun danno.

Subito la folla impaziente si fece il segno della croce e gridò forte: “Che Dio ci aiuti!” Poi tutti vollero avvicinarsi al sacerdote e toccarlo; ma alla fine venne violentemente schiacciato e pressato dalla folla, i suoi vestiti strappati, il suo corpo coperto di lividi e lui sarebbe anche morto se alcuni guerrieri non avessero respinto la folla.

Non si può adeguatamente esprimere il dolore che la gente provò nel conoscere il triste destino del sacerdote che morì pochi giorni dopo e, negli spasimi della morte, rimproverò i suoi più caldi sostenitori di averlo costretto a dimostrare la verità del suo discorso con una prova terribile.

Il suo corpo fu sepolto nel punto in cui era stato eretto il rogo. La credulità ostinata che lo aveva spinto a diventare un martire per le proprie visioni fece venerare la sua memoria tra la gente di Provenza, ma il maggior numero di pellegrini che aveva assistito alla sentenza di Dio non prestò fede più a quanto aveva sostenuto il sacerdote e la sacra lancia cessò di operare meraviglie.

1099: la partenza per Gerusalemme

Mentre i crociati si radunavano sotto le mura di Archas, ricevettero un'ambasciata di Alessio I Comneno, l'Imperatore Bizantino che, desiderando aiutare i Crociati, aveva promesso di seguirli in Palestina con un esercito.


soldati del Califfato del Cairo

Alessio I Comneno nelle sue lettere si lamentava della violazione dei trattati che lo avrebbero reso padrone delle città della Siria e dell'Asia Minore cadute nelle mani dei Crociati e l'ambasciata fu ricevuta male dall'esercito cristiano. La maggior parte dei capi, piuttosto che giustificarsi per i presunti torti fatti all'Imperatore, lo rimproverarono per la sua ignominiosa fuga ad Antiochia e lo accusarono di aver tradito il giuramento fatto ai soldati cristiani.

Al-Musta'li, il Califfo Fatimide del Cairo usava la stessa politica di Alessio I Comneno. Questo Principe musulmano intratteneva con i Crociati delle relazioni che le circostanze rendevano più o meno sincere. Anche se negoziava sia con i cristiani che con i Turchi Selgiuchidi, odiava i primi perché erano nemici del profeta, ed i secondi perché gli avevano tolto la Siria. Approfittando delle disgrazie dei Turchi Selgiuchidi, si era impadronito della Palestina e, siccome tremava per l'arrivo dei nuovi conquistatori, mandò i suoi ambasciatori presso l'esercito cristiano.

Questi ambasciatori arrivarono al campo dei Crociati poco dopo la partenza degli ambasciatori di Alessio I Comneno. Contemporaneamente ritornarono gli ambasciatori che i Crociati avevano mandato in Egitto durante l'assedio di Antiochia. Essi erano stati trattati con disprezzo o con rispetto, a seconda delle vittorie o sconfitte dei cristiani.

Gli ambasciatori del Califfo d'Egitto dichiararono in suo nome che le porte di Gerusalemme si sarebbero aperte solo ai cristiani disarmati. A questa dichiarazione i capi dell'esercito cristiano non poterono frenare la loro indignazione. Per tutta risposta decisero di affrettare la loro marcia verso la Terra Santa e risposero agli ambasciatori di Egitto che avrebbero portato le armi anche sino alle rive del Nilo.

I Crociati ripresero i preparativi per la partenza. Il campo dove avevano soggiornato venne incendiato tra gli applausi di entusiasmo e di gioia. Il solo Raimondo di Saint Gilles e Tolosa si indignò perché era stato tolto l'assedio di Archas ma, quando l'esercito cristiano si ritirò dalla città, seguì i suoi compagni brontolando che non pensava ad altro che a liberare Gerusalemme.


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